(psicanalisi di un giovane luogo alla ricerca di una identità in un mondo sostenibile)
a cura di Giovanni Bai/Museo Teo
OCA/officinecreativeansaldo - Ex Ansaldo
Via Tortona, 54 MILANO
4-8 Maggio 2013
La mostra sarà inaugurata sabato 4 e domenica 5 maggio dalle 15 alle 19 con una serie di eventi performativi e musicali e proseguirà con gli stessi orari fino a mercoledì 8 maggio 2013.
Da un gioco di parole tra un
famoso caso clinico freudiano (Il piccolo Hans) e il luogo che ospita la mostra, nasce un
progetto che mette a confronto il lavoro di una serie di artisti che operano da
tempo in un contesto internazionale: una analisi per immagini dello stato del
mondo, a partire da una riflessione sul riuso dello spazio e del contrasto tra
naturale e artificiale. Il titolo è nato da un brevissimo brainstorming tra Giovanni Bai, Giovanni Bonoldi e Nicoletta Meroni
ed è immediatamente stato adottato come
punto di partenza per questa mostra.
Museo Teo si muove da oltre
venti anni nella prospettiva di un’arte relazionale e di impegno civile, per stimolare una rete di relazioni creative
tra soggetti che si muovono in modo autonomo nel sistema dell’arte, e di conseguenza sviluppare una riflessione sullo stato
dell'arte oltre che del mondo presente,
per incentivare la produzione
di socialità e di senso.
Il tema portante della mostra
è quello della sostenibilità in un mondo caratterizzato da una crescente
complessità, che si scontra con una altrettanto crescente semplificazione e
banalizzazione proposta dalle strutture dominanti. La mostra vuole essere una risposta a questa
semplificazione, mostrando la ricchezza della contrapposizione
naturale/artificiale al di là delle apparenze.
Il punto di partenza è
l’esistenza di una complessità che si trova a un livello superiore rispetto
all’individuo, che si manifesta nella forma della cultura e nello scambio
simbolico. Ma un superiore livello di complessità è quello che lega l’uomo alla
natura: livello che richiede una maggiore consapevolezza – o addirittura di
saggezza - rispetto alle cose di tutti i giorni.
Lo sviluppo della tecnica e
dell’intelligenza artificiale, le tecniche che l’uomo ha utilizzato per il
dominio sulla natura e sugli altri uomini, le interazioni e le tecniche che
sottendono queste relazioni, l’evoluzione di quella particolare quella
costruzione sociale che è la città, ora divenuta metropoli, sono il terreno di
riflessione dell’opera degli artisti che si confrontano in questa mostra.
L’installazione di Giovanni
Bai vuole sottolineare il complesso rapporto tra naturale e artificiale contrapponendo
l’immagine - realizzata con la tecnica della
videopittura su tela - di un albero dopo le amorevoli cure dei suoi
giardinieri a quella di paesaggi
industriali - rappresentati in fotografie
di grande formato su tela leggerissima,
volatili al confronto della solidità dell’albero – che si integrano con
la bellezza del tramonto o con una ambigua presenza umana.
La
ricerca di Marco Viganò, che ha
come oggetto la storia della fotografia e il divenire delle immagini, è anche
una riflessione sul futuro. I soggetti delle sue opere sono piccoli esseri
viventi - insetti , crostacei, molluschi – cristallizzati da un processo di
produzione che rappresenta un ponte tra i primi esperimenti di H. Fox Talbot e
le immagini digitali: la nascita di un’immagine che non è più immagine fotografica.
Viganò fonde insieme procedimenti diversi
ed il risultato non ne è la semplice somma, ma lo scaturire di un nuovo
elemento, frutto del
dialogo silenzioso ed interiore tra l’artista e l’immagine che sta prendendo
forma.
Le fotografie di Paolo
Mazzo sono parte di una ricerca sulle Company
Town, città nate in modo quasi
artificiale attorno a una struttura industriale, prive di stratificazione ed espressioni
di un’ideologia che ha soverchiato l’opera di architetti e urbanisti: spazi
apparentemente senza tempo, dove vengono ordinate e distribuite le funzioni
gerarchiche e le attività produttive della e nella collettività
Queste immagini sono viaggi
della memoria e nella memoria, in cerca della ricchezza dell’architettura che
si consuma nella storia, nella cultura, nella geografia del momento e che si
misura con la persistenza della materia.
Anche le installazioni di Federica
Tavian Ferrighi fanno riferimento allo spazio e al tempo e ne narrano la
relazione, con lo
scopo di trasformarle in possibilità altra di poesia, ma sono anche riflessione
sociale e ambientale. Il Ratto di
Proserpina è il tema attorno a cui si sviluppa una ricerca sullo scempio naturalistico e
paesaggistico del lago di Pergusa: un video che intreccia interviste a immagini
oniriche, grandi tele trasparenti e foto, un anello/scultura, fiori e piante secchi, il ricamo su tarlatana trasparente di mappe e parole
che evidenziano la pregnanza e la poesia
di ciò che identifica un luogo: un luogo geopoetico.
Duilio
Forte è
architetto e scultore. La sua ricerca nel
campo dell’arte presta particolare attenzione alla dimensione
spaziale: la sua opera è finalizzata alla realizzazione della scenografia del
quotidiano, con riferimenti alla mitologia nordica , che implica attenzione
alla natura ed alla semplicità.
Le sculture che presenta in
questa mostra hanno come soggetto il cavallo
- elemento costate della sua ricerca -
simbolo di esplorazione, scoperta e conquista.
Loredana Galante, artista e performer, propone installazioni che sono allo stesso
tempo spettacolo e intrattenimento multidisciplinare. Interessata al counseling
sistemico-relazionale, utilizza il gioco e l’ironia creando paesaggi onirici,
percorsi a ritroso nel tempo nella
dimensione del racconto popolare.
Klaus Gulbrandsen è un fotografo
puro, specializzato in fotografia
scientifica e naturalistica. In questa occasione si dedica alla ricerca sulle
forme da lui predilette della natura vegetale.
Pigreca è un collettivo composto da Flavia Alman e Sabine
Reiff, che da decenni conducono una
ricerca nel campo dell’arte interattiva e psicosensoriale. Amano definirsi
anche come ricercatrici di idee nell’era degli ipertesti e realizzano
installazioni interattive fondate sia sull’uso delle tecnologie che sulla
partecipazione visiva e sensoriale dello spettatore, come nel caso delle
anamorfosi coniche della installazione Punti
di vista che presentano in mostra.
Carolina Gozzini ama definirsi architetto,
ballerina, artista che cerca di dare spazio alla creatività in tutte le
attività che possano dare piacere a sé e agli altri. Counselor
somato-relazionale realizza performance ironiche e installazioni con materiali
di recupero. Al connubio naturale artificiale risponde con delle immagini di
deserti dove la natura è solo apparentemente inanimata, in quanto affiorano
tracce di insetti o rettili che si intersecano con le onde create dal vento.
Curerà anche l’allestimento della mostra.
Mario Tedeschi ha una
trentennale esperienza nell’ambito fotografico nella sua totalità: reportages e
fotografie di scena di spettacoli teatrali, allestimenti e performance
artistiche, reportage nel mondo del lavoro, servizi fotografici per campagne
pubblicitarie. Ogni foto è un’immagine che si mostra, pur senza perdere il suo
carattere di fare memoria, di documentare. Ha poi sviluppato una vena creativa
che lo porta a realizzare immagini, video
e installazioni, come 12col12nel1212.
Véronique
Champollion è una pittrice e performer francese, tra i
fondatori della Nouvelle École de Nice
e dell’associazione Art Mobil, che da vent’anni
organizza eventi e manifestazioni artistiche e conviviali.
Lavora
con materiali comuni, come la carta di
giornale che diventa cartapesta, i manifesti pubblicitari, le tovaglie
provenzali, realizzando bassorilievi e sculture – anche galleggianti – e,
soprattutto, grandi tele, con una pittura sospesa tra il realismo e il sogno.
In mostra due grandi tele, di cui una ancora da
dipingere: l’opera verrà realizzata nel corso della mostra.
SABATO 4 MAGGIO. Oltre agli interventi performativi degli artisti presenti in mostra Véronique Champollion, che realizzerà dal vivo una delle sue opere e Loredana
Galante con l'intervento interattivo Storie di paese, sono in programma le performance musicali Mappe sonore del Mediterraneo di Giulio Escalona, che suonerà le sculture in ceramica di Federica Tavian Ferrighi e Il bambino cosmico che risiede in me, sorride beffardo (act 5) di
Nicola Di Caprio.
DOMENICA 5 MAGGIO. Performance canora di Maria Caprì e MaD Acoustic Duo, lettura di testi da Il piccolo Hans di Sigmund Freud di Claudio Abbiati e l'intervento di Giovanni Bonoldi Tecnica mesta: una vita tra poesia e arti visive.
Nicola Di Caprio.
DOMENICA 5 MAGGIO. Performance canora di Maria Caprì e MaD Acoustic Duo, lettura di testi da Il piccolo Hans di Sigmund Freud di Claudio Abbiati e l'intervento di Giovanni Bonoldi Tecnica mesta: una vita tra poesia e arti visive.
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